martedì 23 aprile 2013

venerdì 19 aprile 2013

rondini

le rondini

comizi

d'amore

Formichella

'sto

verba vana in ore stultorum

la paura del riso

Saffo (di Mitilene)

Pari agli dei

salvate

l'inizio, una parte

Mae West

Mae West ed Edward Arnold:

- E lei che mestiere fa?
- L'uomo politico.
- Neanche a me piace lavorare.

(Non sono un angelo, 1933)

Il deserto dei Tartari

Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione.
Si fece svegliare ch'era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò allo specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c'era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo.
Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita
. Pensava alle giornate squallide all'Accademia militare, si ricordò delle amare sere di studio quando sentiva fuori nelle vie passare la gente libera e presumibilmente felice; delle sveglie invernali nei cameroni gelati, dove ristagnava l'incubo delle punizioni. Ricordò la pena di contare i giorni ad uno ad uno, che sembrava non finissero mai...

Dino Buzzati, 1906-1972

era un incubo

Marianne

martedì 16 aprile 2013

Bambini, ragazzi, uomini. Per sempre.

Nella vita non c'è un fermo progresso continuo, noi non avanziamo per gradi fissi verso la pausa finale: attraverso l'inconsapevole incanto dell'infanzia, la fede spensierata dell'adolescenza, il dubbio della giovinezza (il destino comune), e poi lo scetticismo, poi l'incredulità, noi ci fermiamo in fine nel riposo meditabondo della virilità, il Se. Ma una volta finito, ripercorriamo la strada, e siamo bambini, ragazzi e uomini e Se, in eterno. Dov'è l'ultimo porto, donde non salperemo mai più?

Hermann Melville - Moby Dick

Voglio che tu sappia una cosa

Neruda

L'orrore

Marlon

sabato 13 aprile 2013

poesia indiana

Non mi interessa quali pianeti sono in quadratura con la tua luna,
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dispiacere,
se sei stato aperto dai tradimenti della vita o ti sei inaridito e chiuso per la paura di soffrire ancora.
Voglio sapere se puoi sopportare il dolore, mio o tuo,
senza muoverti per nasconderlo, sfumarlo o risolverlo.
...
Voglio sapere se puoi vivere con la gioia, mia o tua;
se puoi danzare con la natura e lasciare che l'estasi ti pervada
dalla testa ai piedi senza chiedere di essere attenti,
di essere realistici o di ricordare i limiti dell'essere umani.
Non mi interessa se la storia che racconti è vera,
voglio sapere se riusciresti a deludere qualcuno per mantenere fede a te stesso;
se riesci a sopportare l'accusa di tradimento senza tradire la tua anima.
Voglio sapere se riesci a vedere la bellezza anche quando non è sempre bella;
e se puoi ricavare vita dalla Sua presenza.
Voglio sapere se riesci a vivere con il fallimento, mio e tuo,
e comunque rimanere in riva a un lago e gridare alla luna piena d'argento: "Sì!"
Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai,
voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una notte di dolore e di disperazione,
sfinito e profondamente ferito e fare ugualmente quello che devi per i tuoi figli.
Non mi interessa chi sei e come sei arrivato qui,
voglio sapere se rimani al centro del fuoco con me senza ritirarti.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato,
voglio sapere chi ti sostiene all'interno, quando tutto il resto ti abbandona.
Voglio sapere se riesci a stare da solo con te stesso e se
apprezzi veramente la compagnia che ti sai tenere nei momenti di vuoto.
la telefonata

dramma/commedia

Non credo che l'uomo abbia molte possibilità di cavarsela.
In 5/6 mila anni di civiltà siamo approdati all'IPad, alla Ferrari ed a Brigitte Bardot; non è poco, certo, ma è niente rispetto a quello che avremmo già dovuto avere.
Nessuna guerra.
Nessun bambino morto per fame o malattia.
L'esplorazione spaziale come esperienza consolidata.

Siamo esseri microscopici su un pezzo di terra alla deriva in uno spazio sconfinato.
Anziché scannarci l'un l'altro perché non abbiamo coltivato i notri sogni? Perché non abbiamo custodito la parte migliore di noi? Perché non abbiamo visto nell' "altro" una risorsa invece di un ostacolo?

Ho pochissima fiducia nell'  "uomo". Non credo ci salveremo, e la cosa dolorosa è nessuno, laggiù, nello spazio sconfinato, se ne accorgerà.

Dolorosa e, non so perché, divertente.

Barry

my first, my last

venerdì 12 aprile 2013

Antonius

Mariuccio

Mariuccio... Quell'espressione di disgusto, di fastidio... La Jolie, è una donna, un'attrice molto brava, sta raccontanto di come in alcuni Paesi dell'Africa vengano violentate le donne davanti ai loro mariti ed ai loro figli... E PERDINDIRINDINA, non si può sempre pensare allo SPLEEEAAAAHD o alla SPENDING REWIEW dell'anima de li mejo MORTACCI TUA! Dài, fa uno sforzo, ascolta con interesse...

Due amici: Dio

In altri social network ho condotto una lunga conversazione con Dio.
Il dialogo continua.
Posso assicurare, a chi legge, che Lo conosco Personalmente.
Posso altresì affermare senza tema di smentita Che Dio - sicuramente buono - presenti caratteristiche umane alquanto fastidiose. Quali la suscettibilità, l'incostanza, una leggera arroganza (e chi se non Lui può permettersela?) ed una propensione alla presa per il culo (nei miei riguardi, ad esempio).
Comunque...

I due amici del titolo sono Kaspar e Dio. Di Kaspar dico brevemente che l'ho incontrato sulla Cristoforo Colombo, a Roma, 5/6 anni fa. Era senza famiglia. L'ho adottato, come amico. All'inizio non diceva una parola, niente. Dopo due settimane ha cominciato con qualche grugnito, qualche frase incomprensibile e qualche parola fastidiosamente reiterata.
Dopo un mese la sintassi si è andata formando e adesso parla in continuazione, mi critica su tutto e raramente mostra un atteggiamento solidale...

Lasciamo stare.

Ecco la conversazione che più di 2 anni fa avevo postato su Facebook:

Dio,
come stai?

Si, io, un po' di colite e poi 'ste caz... d'emorroidi, spiacevole condimento di una vecchiaia incipiente.
Comunque, non ci lamentiamo...
...
Dovrei smettere di fumare, e non ci riesco.
Tu fumi?
Bene.

Volevo - ne approfitto - ringraziarTi di una cosa: d' aver lasciato che la scienza cogliesse, per grandi linee, la molteplicità del Tuo creato.
Sei stato gentile, come Tu sai viviamo anche di curiosità (alcuni solo di questa) e l'aver appagato questa nostra esigenza è stato piacevole.
Sappiamo dell'Universo (o degli Universi, o dei Multiversi), e sappiamo delle cellule, e stiamo imparando a controllarle, per migliorare la nostra vita. Grazie.
Riguardo ai sentimenti ed alle emozioni, invece, dovrei darTi una tiratina d'orecchi: si, perché, è un guazzabuglio indistricabile e quì, sulla Terra, ci imbrigliano, ci rallentano i movimenti e ci fanno fare cazzate.
Il rapporto tra un uomo ed una donna, le relazioni tra tutti gli uomini, tra le nazioni, tra i ricchi ed i poveri... Che casino!
A volte, mi verrebbe voglia di rivolgerTi una preghiera specifica: "Potresti, Mio Signore, procedere ad un'esemplificazione emotiva, liberandoci dal caos dell'istinto e della ragione e donandoci la pace?"
Privarci dell'invidia, ad esempio. O dell'avidità e, soprattutto, tenere lontano l'angoscia...
Lo so, sono caratteristiche del nostro DNA... La scienza, Tu l'hai concesso, ricordi?, sta lavorando anche su questo ma, ne sono sicuro, in mano agli uomini, la modifica della nostra natura non prelude a niente di buono. Era meglio che Tu c'avessi fatto uscire dalla fabbrica con un pò di felicità già formattata e con meno grattacapi.
Ti bacio.

Ti voglio bene.
Sergio

giovedì 11 aprile 2013

Voglio più vita, padre.

109

Shakespeare - sonetto 109


Oh, non dire mai che fui falso nel cuore,
sebbene l'assenza parve attenuare la mia fiamma:
più facilmente potrei separarmi da me stesso
che non dalla mia anima, che giace nel tuo petto,

è quello il mio rifugio d'amore; se ho vagato,
come colui che viaggia, io di nuovo vi ritorno,
giusto in tempo, non mutato con il trascorrere del
tempo, così che io stesso porto l'acqua per la mia macchia.

Non credere mai che la mia natura, vi regnassero pure
tutte le fragilità che insidiano ogni temperamento,
potrebbe macchiarsi in modo tanto assurdo
da perdere, per nulla, tutta la somma dei tuoi pregi;

poiché io reputo nulla questo grande universo,
tranne te, rosa mia: in esso tu sei il mio tutto.

mercoledì 10 aprile 2013

martedì 9 aprile 2013

Kubrick
Bergman
Questo blog, redivivo, per certi aspetti, riprovo ad indirizzarlo lunga la strada che m'ero prefisso un anno fa.
Una strada sconnessa, impervia.
La strada della mia vita.

Nella mia vita, sin da quando sono diventato "cosciente", ho subito iniziato a cercare LA RISPOSTA.
Una, un'unica risposta, alle mille domande che sottraggono peso alla felicità, alla consapevolezza, alla speranza che alla fine il Bene prevarrà sul Male.

Il discorso è complicato. Il discorso è semplice.

Nel blog farò confluire osservazioni, considerazioni, stati d'animo, mie, e del mio amico Kaspar, di cui un giorno declinerò le generalità.
Nel blog finiranno anche citazioni, filmati, sequenze cinematografiche, incipit di opere letterarie, opere pittoriche, sculture... banalità, atteggiamenti comuni, manie... l'assoluto ed il relativo: cioè SOLO il "relativo", perché TUTTO è relativo, purtroppo.
Alla relatività dell'essere cerco di opporre una risposta. La cercherò negli occhi e nelle parole degli altri, nella natura del nostro pianeta, grande o piccola, nell'universo.

Complicato. Semplice. Ambizioso.

Umile. In fondo, ciò che cerco è dormire bene la notte.

Ci provo.

(Sergio)

lunedì 8 aprile 2013