venerdì 31 maggio 2013

Franca


Quando


incipit - Viale del Tramonto


I'll


10 Giugno 1940


vickers (?)


deserto


Francesca da Rimini

"Quando leggemmo il disiato riso/esser baciato da cotanto amante,/questi, che mai da me non fia diviso,/la bocca mi baciò tutto tremante."
(Dante - Inferno, V  133-136 - Francesca da Rimini)

bacio


Tocca


siesta


giovedì 30 maggio 2013

morosa

"Ci ho una morosa che a farle dire ti amo sembra di toglierle un dente."
(Learco Pignagnoli)

La spada


oggi no, George


m'innamoro


Kaspar: "Scorregge" è popolare, scoRegge è corretto (Zingarelli)


Il terzo presidente


sex-say-ah


si vendono più biciclette che auto


Compromesso Storico


Monte Dei Paschi Di Siena


scilipoti


s m l dcv prm


mercoledì 29 maggio 2013

Geometra (addetto alla stabilità strutturale)


Cristo

"Nel mondo, ciascuno è Cristo, e tutti sono crocifissi."
(Sherwood Anderson)

Figli di Scozia!


escatologico


sad


metodo Stanivlaskij


Nerone


introverso


prima


carattere esuberante


Corre


Parmitano


lunedì 27 maggio 2013

This Very Moment


Flashdance


Miss Frosinone


Magica


La Tabaccara


L'uomo che amava


Nessuno


io non credo


Violetta


Assassinio sull'Orient Express - incipit

Assassinio 

Erano circa le 5 di una mattina d'inverno, in Siria. Lungo il marciapiede della stazione d'Aleppo era già formato il treno che gli orari ferroviari internazionali indicavano pomposamente col nome di Tuarus Express, e che consisteva in due vetture ordinarie, un vagone-letto e un vagone-ristorante con annesso cucinino.
Vicino alla scaletta di uno degli sportelli del vagone-letto, un giovane tenente francese, splendido nella sua uniforme, conversava con un omino imbacuccato fino alle orecchie e del quale erano visibili solo il naso arrossato e le punte di un paio di baffi arricciati all'insù...


(Agatha Christie)

Linsostenibile leggereza dell'essere - incipit

L'insostenibile leggerezza

L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito?
Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto, come di una guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo che non ha cambiato nulla sulla faccia della terra, benché trecentomila negri vi abbiano trovato la morte fra torture indicibili. E anche in questa guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo, cambierà qualcosa se si ripeterà innumerevoli volte nell'eterno ritorno? Si, qualcosa cambierà: diventerà un blocco che svetta e perdura, e la sua stupidità non avrà rimedio. Se la Rivoluzione francese dovesse ripetersi all'infinito, la storiografia francese sarebbe meno orgogliosa di Robespierre. Dal momento, però, che parla di qualcosa che non ritorna, gli anni di sangue si sono trasformati in semplici parole, in teorie, in discussioni, sono diventati più leggeri delle piume, non incutono paura. C'è un'enorme differenza tra un Robespierre che si è presentato una volta nella storia e un Robespierre che torna eternamente a tagliare la testa ai francesi. Diciamo quindi che l'idea di eterno ritorno indica una prospettiva nella quale le cose appaiono in maniera diversa da come noi le conosciamo: appaiono prive della circostanza attenuante della loro fugacità. Questa circostanza attenuante ci impedisce infatti di pronunciare qualsiasi verdetto. Si può condannare ciò che è effimero? La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della ghigliottina. Or non è molto, mi sono sorpreso a provare una sensazione incredibile: stavo sfogliando un libro su Hitler e mi sono commosso alla vista di alcune sue fotografie; mi ricordavano la mia infanzia; io l'ho vissuta durante la guerra; parecchi miei familiari hanno trovato la morte nei campi di concentramento hitleriani; ma che cos'era la loro morte nei campi di concentramento davanti alla fotografia di Hitler che mi ricordava un periodo scomparso della mia vita, un periodo che non sarebbe più tornato? Questa riconciliazione con Hitler tradisce la profonda perversione morale che appartiene a un mondo fondato essenzialmente sull'inesistenza del ritorno, perchè in un mondo simile tutto è già perdonato e quindi tutto è cinicamente permesso...
(Milan Kundera)

Il nome della rosa - incipit

In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.
Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione...

(Umberto Eco)

giovedì 16 maggio 2013

Top Ten dei film porno


Top Ten dei film porno

(settimana dal 5 al 12 maggio 2013)

 

1.  La porno farfalla

 

2.  La signora chiama l’idraulico anche se ha tutti i tubi a posto

 

 

3.  Il ginecologo e l’infermiera

 

4.  Facciamolo sulla lavatrice

 

 

5.  Un arabo a Stoccolma

 

6.  Ho trovato il Punto G

 

7.  Se me la dai, ti candido

 

8.  12 settimane e tre quarti

 

9.Va dove ti porta l’estro

 

     10. 169 sfumature di voglia
 
(AnicaAgis)

 

Alberto Lattuada


Una chitarra


Romeo


domenica 12 maggio 2013

Ogni tanto, una

Barzelletta

 Una signora entra in una farmacia a Livorno:
Bongiorno signora.... icche le serve??
E mi ci vole dell'Aspirina.
Il farmacista va nel retro e ritorna con una scatola gigante di Aspirina.
Ocche me ne fo di tutte 'odeste Aspirine...!!!!!
Sa signora, da quando il Livorno e in serie A noi si fa le 'ose 'ngrande.....tanto la spende la solita cifra!!!!!
Ahhh, ... vabbee!!!
Le serve arto...???...
Mi dia dell'alcole!!!
Il farmacista ritorna con un boccione da 5 litri .
Ovvia poarini o icche me ne fo di tutto 'odest' alcole!!!
Signora e gliel'ho gia detto......il Livorno e in serie A..... e si vole fa le 'ose 'ngrande.....tanto e lo paga uguale.
Ahhhh....!! e vabbe!!!
E gli ci vole quarcosarto..... signora?!?
No!.... no.....!! mi ci volevano le supposte ma le vo' a ppiglia a Pisa.....!!!

versus


Mia Martini

piccolo

Medea

Callas

Fred

Bongusto

Maneggiare la spada laser


Incipit - Novecento


Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire… Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi… Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte… magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l'America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l'aveva fatta lui, l'America...

(Alessandro Baricco)

lunedì 6 maggio 2013

Bertolucci

Bernardo

Pachelbel

canone

Kaspar e Sergio

Kaspar: ... Quindi, speri sempre? Ma quale certezza vorresti?
Sergio: Sai bene che l'unica certezza che ho è quella di non avere certezze...
Kaspar: Sei sempre insoddisfatto, quasi sempre malinconico, mai del tutto contento anche nei momenti in cui ti godi una risata... Sei un maledetto cacacazzi complicato che non trova mai pace...
Sergio: Può essere... non posso farci niente...
Kaspar: Ma... Cosa vorresti?! Vorresti vedere il sorriso di Dio? Sai che è impossibile.
Sergio: Almeno sentire la Sua voce...
Kaspar: Per sentirti dire che il mondo, l'universo, così come l'ha fatto non lo cambia, e non lo cambierebbe soprattutto per un essere inutile, insignificante come te...
Sergio: ... Non esagerare...
Kaspar: Se Dio volesse parlare agli uomini l'avrebbe già fatto - l'ha fatto, in realtà, una volta - ma non ci ritiene alla Sua altezza, siamo solo microscopiche creature da Lui volute per osservarci di tanto in tanto, per stupirsene, per annoiarsi, spesso. Siamo solo bit di un grande videogioco che Lui a messo a punto; un videogame di cui conosce i trucchi e la soluzione finale...
Sergio: Io ci spero lo stesso...
Kaspar: In cosa?
Sergio: Di poterGli parlare...
Kaspar: Si... Certo... Quando sarai morto, forse... Per dirGli cosa, cosa di così urgente?
Sergio: Beh, come immagini le domande sono migliaia ma, una sola, solo una è quella che Gli farei.
Kaspar: Quale?
Sergio: Se alla fine dei tempi il Bene prevarrà sul Male, perché se così fosse la vita di ognuno avrebbe avuto un senso...
Kaspar: Ma che senso vuoi che abbia la vita di formichine attaccate ad un pezzo di roccia sospeso in un universo sterminato... sei stupido a crederlo... la Materia, la Materia è tutto ciò che esiste realmente...
Sergio: Quindi, anche noi siamo Materia...?
Kaspar: Si.
Sergio: Va bene. Ho capito. Ne parliamo un'altra volta, vado a portare il cane a fare la pipì, altrimenti me l'ammolla dentro casa...
Kaspar: Bravo, sbrigati.

giovedì 2 maggio 2013

Incipit - Orlando furioso


 Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
... d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l'ire e i giovenil furori
d'Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano...

(Ludovico Ariosto, 1474-1533)

Incipit - Don Chisciotte


  Della condizione e delle operazioni del rinomato idalgo Don Chisciotte della Mancia.
Viveva, non ha molto, in una terra della Mancia, che non voglio ricordare come si chiami, un idalgo di quelli che tengono lance nella rastrelliera, targhe antiche, magro ronzino e cane da caccia. Egli consumava tre quarte parti della sua rendita per mangiare piuttosto bue che castrato, carne con salsa il più delle sere, il sabato minuzzoli di pecore mal capitate, lenti il venerdì, coll'aggiunta di qualche piccioncino nelle domeniche. Consumava il resto per ornarsi nei giorni di festa con un saio di scelto panno di lana, calzoni di velluto e pantofole pur di velluto; e nel rimanente della settimana faceva il grazioso portando un vestito di rascia della più fina...

(Miguel de Cervantes Saavedra, 1547-1616)

Guerra e pace

Incipit Guerra e pace

– Eh bien, mon prince, Gênes et Lucques ne sont plus que des apanages, dei dominî de la famille Buonaparte. Non, je vuos préviens que si vuos ne me dites pas que nous avons la guerre, si vous vous permettez encore de pallier toutes les infamies, toutes les atrocités de cet Antichrist (ma parole, j'y crois), je ne vous connais plus, vous n'êtes plus mon ami, vous n'êtes plus il mio fedele schiavo, comme vous dites. Su via, buona sera, buona sera. Je vois que je vous fais peur, sedete e raccontate.
... Così parlava nel luglio dell'anno 1805 la nota Anna Pàvlovna Scerer, damigella d'onore e familiare dell'imperatrice Mària Fiòdorovna, accogliendo il grave dignitario e principe Vasili, giunto per primo alla sua serata...

Lev Tolstoj (1828-1910)

mercoledì 1 maggio 2013

il bambino

il bambino

Quando

vien

Franz Kafka, 1883-1924

Nella colonia penale

«È veramente una macchina curiosa» disse l'ufficiale all'esploratore, e avvolse con uno sguardo quasi ammirativo l'apparecchio, a lui tuttavia ben noto. A quanto pareva il viaggiatore aveva accettato soltanto per pura cortesia l'invito del comandante ad assistere all'esecuzione di un soldato, condannato per insubordinazione e offese al suo superiore. Nemmeno nella colonia vi era grande interesse per questa esecuzione. Almeno, qui nella piccola valle profonda, sabbiosa, cinta da pendii brulli, non c'erano, oltre all'ufficiale e al viaggiatore, che il condannato, un individuo dall'aspetto ottuso, con un largo muso schiacciato e i capelli e la barba incòlti, e un soldato che teneva la pesante catena cui mettevano capo le catene, collegate anche tra di loro, che avvincevano le caviglie, i polsi e il collo del condannato. Costui d'altronde aveva un aspetto di così bestiale sottomissione da far pensare che lo si sarebbe potuto lasciar correre su e giù per il pendio e sarebbe poi bastato fischiare, venuto il momento dell'esecuzione, perché egli accorresse.

[Franz Kafka, Nella colonia penale, traduzione di Anita Rho, Adelphi, 1981]