DOMANDA: Philippe Daverio (critico d'arte, assessore alla cultura a Milano dal '93 al '97) per la cultura s'investe sempre meno; a Milano la spesa in bilancio è calata del 5,7%. Situazione penosa?
RISPOSTA: Poniamoci una domanda: un Paese può rinunciare ad avere un ceto evoluto che dialoghi con il mondo culturale e traini la maggioranza? No. Purtroppo, però, la maggior parte dei milanesi è quella che s'interessa al "Grande Fratello" e che non è mai andata alla Scala, così come non ha mai visitato il Castello Sforzesco. Ma nulla è perduto:quand'ero assessore portai un milione di milanesi ai musei.
DOMANDA: Cosa manca ora?
RISPOSTA: La regia e un piano stategico. A Milano ci sono tante energie e tante attività, ma non esiste la regia pubblica. Lavoriamo sull'informazione, sul tempo libero, su un programma vasto.
DOMANDA: Più idee "fresche"?
RISPOSTA: Tutto è cultura: io proposi la musica alternica. Fu un successo. Ma è anche una questione politica.
DOMANDA: Cosa intende?
RISPOSTA: Abbiamo la classe politica meno acculturata d'Europa, che per sopravvivere deve mantenere il Paese idiota. Non si può permettere un Paese evoluto, sarebbe più critico ed esigente. I tagli alla cultura sorprendono sempre meno: non è un argomento dei nostri politici. Tocchiamogli il calcio e vediamo come si agitano.
(Quotidiano gratuito "Leggo", diffuso a Roma, luglio 2013)
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