Ognuno in Italia (e nel mondo) appartiene, o desidera
appartenere, a un clan, a un’associazione, a una corporazione, a un gruppo, a
una setta.
Se non ne fai parte sei fuori, nel lavoro, nella vita.
Far parte del branco è fondamentale, e più alta è la posta in
gioco - potere, soldi - più il gruppo è agguerrito.
Esiste il clan di chi fa politica, di chi è manager di
aziende pubbliche, di chi sa manovrare la finanza, di chi fa cinema, di chi
scrive libri, di chi ha in pugno il sapere e la cultura.
C’è il clan dei ferrotranvieri, degli infermieri, dei
logopedisti, dei notai, dei magistrati, degli avvocati, dei mecenati, degli
artisti squattrinati, delle donne sexy, delle donne intelligenti, delle mogli
devote, delle mogli fedifraghe, degli uomini palestrati, degli uomini co’ la
panza, di chi dice cose originali, di chi dice cose banali, di chi si ferma all’apparenza,
di chi apprezza il contenuto, di chi è sempre contro, di chi cerca di mediare,
di chi occupa un posto nel palazzo, di chi nel palazzo non può e non vuole
entrare.
Kaspar: Quindi?
Sergio: Quindi appartenere a un organismo è fondamentale, per
chiunque. Mette in pace con se stessi, rende sicuri e forti.
K: Quindi?
S: Quindi, se nella vita non riesci a entrare in uno straccio
di organizzazione, qualsiasi cosa tu faccia non avrai alcuna possibilità di
successo.
K: Pensi a te stesso?
S: Non solo. Penso a chi non è riuscito a trattenere i conati
di vomito e ha preferito non vedere, a chi ha abbracciato la propria solitudine
intellettuale pur di non cedere ai compromessi, a chi ha riso della banalità
della vita umana e ha deciso di non giocare una partita ridicola e inutile.
K: Tu, come vorresti che fosse il mondo?
S: È una domanda a cui è impossibile rispondere. Aristotele
sosteneva che “Viviamo nel migliore dei mondi possibili…” Io credo che ci
muoviamo in un mondo sopravvissuto alla paura (guerre, malattie, cataclismi) e
da questa condizionato, anzi formato.
E credo che l’uomo non sarà mai totalmente libero fino a
quando avrà paura dell’incomprensione, dell’indifferenza o del fastidio che le
sue parole possono sollevare.
K: Deve auto-censurarsi?
S: L’uomo è costretto a pensare e ad agire come pensano e
agiscono gruppi precostituiti, altrimenti è fuori o, se è molto forte, mette
insieme lui un gruppo che diventerà col tempo precostituito.
K: Così non se ne esce…
S: Se ne esce, invece. Sai con che cosa?
K: No.
S: Con i Valori. 1) L’onestà, in tutto quello che fai. 2) La
trasparenza, in quello che dici. 3) La sobrietà nei comportamenti (depurati
dalla superbia e dall’arroganza) 4) La semplicità intellettuale. 5) Una bontà
di fondo presidiata dall’intelligenza sufficiente a difenderla dagli imbecilli
e dai maligni. 6) La consapevolezza per gli uomini di essere solo un fenomeno
nell’evoluzione infinita della Materia e del Tempo.
K: Il tuo mi sembra un pistolotto senza senso.
S: Tu, Kasparino, a quale gruppo appartieni?
K: Non saprei…
S: Te lo dico io. Ai “Caca-cazzi Forever!”
K: Bello! Vero! E tu a quale appartieni? Ai disadattati-depressi
cronici?
S: Può darsi…
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