Non c’è niente da fare. Il modo “congiuntivo” della lingua
italiana non si usa più. Non lo si usa o lo si stravolge. Si ricorre all’indicativo,
è più sbrigativo e, forse, produce accezioni semantiche più chiare.
Per me non è così. Sono cresciuto col congiuntivo. Sono stato
aspramente rimproverato per colpa del congiuntivo. Sono inciampato nei
congiuntivi dei verbi irregolari. Ne ho scoperto infine il fascino e la
potenza.
Oggi comanda l’indicativo. Si svolge tutto al presente. La
nostra vita è solo al presente. Ci muoviamo lungo una linea retta orizzontale
che odia fastidiose contaminazioni del passato e del futuro non vuole sapere.
Non ha senso una “consecutio” in un discorso che si brucia in
trenta secondi, non c’è bisogno di collegare proposizioni ritenute non
fondamentali. Si va veloci. Si scrive veloce, si parla con la stessa furia. Non
c’è posto per il congiuntivo nella nostra vita; una vita che divora il presente
come se fosse l’ultimo.
Kaspar: Ho notato che anche tu talvolta lo tralasci.
Sergio: E CHI SONO IO PER OPPORMI ALL’EVOLUZIONE?!!
Kaspar: Ooh, stai calmi cretino, o credi che tu PUOI usare
questo tono con me?
Sergio: No. Scusa. Non posso.
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