Le armi.
Tante armi. Le armi sono
dappertutto. Ne ho viste tante nel corso della mia vita.
Sono nato in Calabria (e ci
sono rimasto fino all’età di 17 anni) e vedevo pistole, coltelli a serramanico,
coltelli a scatto apparire nelle mani dei miei coetanei, e non solo dei miei
coetanei.
A Roma quando nell’inferno
di CasalBertone, alla Casa dello Studente, ragazzi di Autonomia Operaia
confezionavano Molotov e dicevano che presto sarebbero arrivate le P38.
A Roma quando nell’inferno
di CasalBertone, alla Casa dello Studente, arrivavano i Carabinieri per una
retata e uno di loro aveva un fucile mitragliatore inciso di tacche a ricordo
di chissà quale imprese.
A New York (dove ho
soggiornato a lungo) quando in un bar di “Bruccolino” (Brooklin) sono entrati
due ragazzi di colore; tremanti, sudati, e ci hanno ordinato di dar loro tutto
quello che avevamo. La mia fidanzata e qualcuno dei miei amici esitava, io ho
detto subito di ubbidire: c’ho rimesso una videocamera Panasonic, uno dei primi
modelli VHS. Dopo pochi minuti arrivarono i poliziotti e la loro faccia mi fece
più paura di quella dei rapinatori.
A Londra, quando entrarono
armati fino ai denti nello stand di una fiera commerciale e ci portarono via
tutto.
A Firenze, a Careggi, quando
fecero saltare in aria uno sportello bancario e dall’interno uscirono tre
persone con il volto insanguinato.
A Roma, quando le Brigate
Rosse ammazzarono il mio professore di diritto amministrativo, Vittorio
Bachelet. (alla televisione)
In Italia negli anni ’70 quando
i fascisti eversori tesero un tranello a tre carabinieri. Questi si
avvicinarono a una fiat 500 che saltò in aria. (alla televisione)
A Roma quando mio cugino –
che lavorava nella DIA/Antimafia – mi fece impugnare la sua calibro 9 e mi disse
con espressione neutra: “Non togliere la sicura”. Ho subito pensato che ero
fortunato a non essere un mafioso.
Ed ancora in t v, quando
uomini di Hamas lanciano senza fine oggetti di morte sulle case d’Israele.
In t v, quando gli Ebrei
bombardano le case dei Palestinesi e di Hamas, uccidendo quasi sempre donne e bambini.
A Ferguson (st. Louis/USA),
quando un poliziotto spara a un ragazzino con le mani in alto.
Armi, armi, armi. Sempre più
armi. Armi che vediamo, che tocchiamo, che entrano nella vita di tutti noi.
Un’arma è il prolungamento
del coraggio di un vigliacco.
Chi usa un’arma è un vigliacco.
Ci sono le parole. Ci sono i
pugni: Sfidami da uomo a uomo a forza di cazzotti. Sono pure facile da
abbattere, sono ridimensionato nella statura e nel peso. Menami pure. Mi darai
dieci, cento cazzotti, e io te ne darò uno solo, mi basta, sono felice.
Ma non sparare, codardo! L’arma
è innaturale.
Kaspar: Anche tu hai una
pistola.
Sergio: Sì, che spara acqua.
Mi ci diverto, d’estate, a far incazzare i miei cani.
Kaspar: E quando s’incazzano?
Sergio: Mi mordono. E io smetto.
(Sergio)
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