martedì 26 agosto 2014

le armi


Le armi.

Tante armi. Le armi sono dappertutto. Ne ho viste tante nel corso della mia vita.

Sono nato in Calabria (e ci sono rimasto fino all’età di 17 anni) e vedevo pistole, coltelli a serramanico, coltelli a scatto apparire nelle mani dei miei coetanei, e non solo dei miei coetanei.

A Roma quando nell’inferno di CasalBertone, alla Casa dello Studente, ragazzi di Autonomia Operaia confezionavano Molotov e dicevano che presto sarebbero arrivate le P38.

A Roma quando nell’inferno di CasalBertone, alla Casa dello Studente, arrivavano i Carabinieri per una retata e uno di loro aveva un fucile mitragliatore inciso di tacche a ricordo di chissà quale imprese.

A New York (dove ho soggiornato a lungo) quando in un bar di “Bruccolino” (Brooklin) sono entrati due ragazzi di colore; tremanti, sudati, e ci hanno ordinato di dar loro tutto quello che avevamo. La mia fidanzata e qualcuno dei miei amici esitava, io ho detto subito di ubbidire: c’ho rimesso una videocamera Panasonic, uno dei primi modelli VHS. Dopo pochi minuti arrivarono i poliziotti e la loro faccia mi fece più paura di quella dei rapinatori.

A Londra, quando entrarono armati fino ai denti nello stand di una fiera commerciale e ci portarono via tutto.

A Firenze, a Careggi, quando fecero saltare in aria uno sportello bancario e dall’interno uscirono tre persone con il volto insanguinato.

A Roma, quando le Brigate Rosse ammazzarono il mio professore di diritto amministrativo, Vittorio Bachelet. (alla televisione)

In Italia negli anni ’70 quando i fascisti eversori tesero un tranello a tre carabinieri. Questi si avvicinarono a una fiat 500 che saltò in aria. (alla televisione)

A Roma quando mio cugino – che lavorava nella DIA/Antimafia – mi fece impugnare la sua calibro 9 e mi disse con espressione neutra: “Non togliere la sicura”. Ho subito pensato che ero fortunato a non essere un mafioso.

Ed ancora in t v, quando uomini di Hamas lanciano senza fine oggetti di morte sulle case d’Israele.

In t v, quando gli Ebrei bombardano le case dei Palestinesi e di Hamas, uccidendo quasi sempre donne e bambini.

A Ferguson (st. Louis/USA), quando un poliziotto spara a un ragazzino con le mani in alto.

Armi, armi, armi. Sempre più armi. Armi che vediamo, che tocchiamo, che entrano nella vita di tutti noi.

Un’arma è il prolungamento del coraggio di un vigliacco.

Chi usa un’arma è un vigliacco.

Ci sono le parole. Ci sono i pugni: Sfidami da uomo a uomo a forza di cazzotti. Sono pure facile da abbattere, sono ridimensionato nella statura e nel peso. Menami pure. Mi darai dieci, cento cazzotti, e io te ne darò uno solo, mi basta, sono felice.

Ma non sparare, codardo! L’arma è innaturale.

Kaspar: Anche tu hai una pistola.

Sergio: Sì, che spara acqua. Mi ci diverto, d’estate, a far incazzare i miei cani.

Kaspar: E quando s’incazzano?

Sergio: Mi mordono. E io smetto.

 

(Sergio)

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