Alcune
sere fa ho seguito un servizio sul tg2 sulla delocalizzazione delle imprese.
Numerosi
imprenditori del Nord, ma anche del Centro Italia, trasferiscono la produzione
in Francia, in Germania (sic!), in Svizzera, in Romania, in Cina perché è più conveniente.
Conveniente
poiché il costo del lavoro è di molto inferiore, v’è la certezza delle tasse,
la burocrazia è sopportabile.
Hanno
ragione.
Hanno
ragione?
Hanno
ragione ad abbandonare un Paese in agonia?
Quale
danno arrecano questi diecimila imprenditori a un economia cui vengono
sottratti 1.500.000 (un milione cinquecentomila) posti di lavoro, ricreati all’estero?
Costoro,
che esercitano il sacro diritto alla libera intrapresa, io li qualifico come
codardi.
Caro
imprenditore nato in Italia, cresciuto professionalmente in Italia, devi
restare nel tuo territorio e fare di tutto per migliorare la qualità del tuo
lavoro: lottando per cambiare le leggi, se ne hai le palle!
Scappare
è facile; è una piccola vigliaccheria che quasi tutti nella vita ci concediamo.
Sui
prodotti realizzati in Germania, però, continua ad apparire il marchio Made in
Italy, e questa è una grande ipocrisia comune a pochissimi.
Ora
la crisi - cari imprenditori del Nord Est, non dimenticatelo - sta diventando
mondiale, in Italia Destra e Sinistra sono incompatibili, e Mario Monti sorride
sotto i baffi.
Il
suo ritorno è molto probabile. Potrebbe costringere tutti a produrre in Italia
e imporre un aliquota seconda la quale si deve versare allo Stato il 99 per
cento del reddito.
Lo
può fare. Lo stava facendo.
Non
lo dimenticate, imprenditori (alcuni) vigliacchetti del Nord Est.
Sergio
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